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I protagonisti sono Pietro Gianesin, suo figlio Cristian e la loro moto da corsa, la GPM della quale proprio noi di Mondo Ducati avevamo anticipato la realizzazione in esclusiva quando altro non era che un progetto su un foglio di carta. Successivamente, come è nella concretezza del preparatore veneto, la moto è stata non solo realizzata, ma ha anche effettuato i primi test, dimostrandosi subito competitiva. La battuta d’arresto, tuttavia, è arrivata durante l’estate del 2009 e più precisamente a fine luglio. A fermare Gianesin non è stato un guasto tecnico o una rovinosa caduta del suo pilota, il peraltro velocissimo ed esperto Valter Bartolini, ma un fatto ben più odioso. Mentre Pietro e suo figlio si stavano dirigendo in Ungheria per partecipare alla Ducati Speed Week, durante una sosta presso un’area di servizio autostradale, gli è stato rubato il furgone all’interno del quale c’erano la moto, i ricambi e l’attrezzatura messa insieme in anni di lavoro. “La cosa che mi ha fatto più male, – spiega Gianesin – è pensare che oltre al danno economico, comunque rilevante, si sono presi una parte di me, visto che su quel furgone trasportavo tutte le cose utili che ho accumulato in trenta anni di vita al servizio delle corse. Inoltre, la moto era ancora allo stadio di prototipo e molte sue componenti erano state realizzate in esemplare unico, senza attrezzatura definitiva e, dunque, senza possibilità di replica.” Al dolore per il terribile fatto subìto, però, nel cuore di Pietro si è ben presto sostituita la voglia di rimettersi al lavoro, per dare vita a un’altra GPM, veloce come la precedente e, se possibile, anche di più! “Mi sono chiuso in officina e ho iniziato a lavorare a testa bassa.
Del resto, non potevo perdere altro tempo, dovevo andare avanti fin tanto che avevo un ricordo fresco di alcuni dettagli tecnici,altrimenti rischiavo di dimenticarmi tutto e a quel punto sarebbe stato impossibile ricominciare, visto che non avevamo i disegni dei vari pezzi. Si è trattato di un impegno importante, sia dal punto di vista personale che da quello economico, ma sentivo che lo dovevo fare per uscire dallo sconforto in cui ero piombato dopo quell’episodio.” Chi conosce bene Pietro Gianesin sa bene che non c’è retorica nelle sue parole e che, per colpa di quella brutta storia, sembrava essere improvvisamente invecchiato di dieci anni.
Tuttavia, per parlare del presente bisogna fare prima un passo indietro, raccontando com’è nata l’idea di dare vita a una vera GPM dopo i successi che Gianesin aveva raccolto negli anni Ottanta con alcune realizzazioni su base Pantah, guidate anche dell’ex Direttore Sportivo del Team Ducati in Superbike Davide Tardozzi. “Nel 2005, con Mauro Lucchiari, avevamo iniziato prendendo la ciclistica di una 999 RS con una particolare modifica alla sospensione posteriore (caratterizzata dall’ammortizzatore ancorato al forcellone nella parta alta, come su alcune MotoGP, frutto del progetto dell’Ingegner Francesco Medici, ndr) e inserendovi un motore a due valvole. La cosa ha funzionato subito, tant’è che ci è venuta voglia di allargare il discorso, costruendo in proprio anche il telaio, come facevamo una volta.” Per quanto riguarda quest’ultimo, la scelta di Gianesin è stata quella di rimanere ancorato alla tradizione, che prevede una struttura in traliccio di tubi ad abbracciare i bicilindrici Ducati, proponendo comunque una variazione sul tema, visto che il suo layout è inedito rispetto a qualsiasi altra unità di serie. A caratterizzarlo nella zona di attacco del forcellone è un unico tubo piegato di generosa sezione, anche se lo stesso Pietro ci rivela come questa soluzione sia stata in ballottaggio con un’altra sicuramente più moderna e accattivante dal punto di vista estetico: “Avevamo pensato anche a delle piastre in alluminio ricavate dal pieno per la parte posteriore e al traliccio di tubi per quella anteriore. Tuttavia, non ero convinto che questa soluzione facesse al caso nostro, così abbiamo optato per quella più semplice, leggera ed efficace.” Per la realizzazione materiale del telaio, Gianesin si è avvalso dell’aiuto di Adriano Zanoni della Taraky Racing di Chiuppano, in provincia di Vicenza, con il quale ha trascorso un’intera settimana a stretto contatto prima di arrivare al risultato finale. Le geometrie, in questo caso, sono simili a quelle della 999 in versione Superbike: “Da questo punto di vista, – afferma Gianesin – ormai è difficile inventarsi qualcosa.